Asilo Notturno
Un riparo sicuro, caldo e accogliente per senza dimora della città. Questo è l’asilo notturno “San Benedetto Labre”, inaugurato accanto alla sede del centro d’ascolto della Caritas diocesana di Imola nel giugno dello scorso anno. Dieci posti letto, una luminosa zona giorno, un orto giardino sociale nel quale gli ospiti possono impegnarsi durante il giorno per restituire l’aiuto ricevuto, un custode che lo abita, facendone un luogo con una identità e una missione ancora più chiara: quella di offrire un’opportunità per alcuni mesi a imolesi, di nascita o acquisiti, o persone che hanno qualche carta da giocare su questo territorio, di recuperare l’autonomia smarrita per le motivazioni più svariate, prima su tutte la mancanza di lavoro.
In questi primi mesi l’asilo notturno ha già rappresentato “casa” per una ventina di persone, la metà delle quali, con la tranquillità di avere un posto dove tornare la sera a mangiare, lavarsi, dormire, è riuscita a trovare in breve tempo un lavoro e uscire dunque dalla struttura verso altre soluzioni abitative.
Proponiamo una riflessione scritta da alcuni degli ospiti, testimonianza di una umanità in ricerca, fortemente provocata dalle ferite, dai colpi meschini della vita, ma capace di cercare strade sempre nuove per riaffermare la propria esistenza.
Oltre il giardino
Siamo otto storie da raccontare che vogliono smettere di essere figure invisibili.
Per il mondo siamo ombre inconsistenti, colpevoli da rifiutare.
Dateci un corpo, perché abbiamo un’anima.
Se la nostra colpa è grave, dateci una presenza nel mondo per poterci riscattare.
Le otto storie da raccontare abitano la bellissima, modernissima e splendidamente accogliente struttura della Caritas diocesana di Imola che si affaccia sul Grande Giardino Vescovile.
L’abitare il Grande Giardino nella diversità che separa dal mondo, determinati a offrire un contributo per trasformare la relazione fra la Diversità e il mondo che vive oltre il Giardino, ci ha ispirato la volontà di realizzare un sito internet sulla Diversità, con una riflessione che avesse spunto dal film “Oltre il Giardino”.
Il sito internet è l’incontro tra gli abitatori del Grande Giardino e un gruppo di ragazzi fra i 15 e i 18 anni. Per interrogarsi e cercare sollecitazioni tra i navigatori internet che indirizzino a costruire. Dai giovani verso i giovani e verso tutti. Perché dai giovani nasca la comunicazione di un Mondo Nuovo. E tra loro si propaghi.
In ogni romanzo leggiamo storie altrui che incrociano i nostri pensieri, con loro si intrecciano, li avvolgono, o con loro si scontrano. Accompagnano la conoscenza, che ci istruisce e ci aiuta a comprenderci meglio.
Le otto storie raccontano schegge, frammenti, fratture, fragilità, che istruiscono chiunque voglia ascoltare. Attendono replica, dibattito, contrasto.
Mario esordisce con un “fra parentesi”.
(La volgarità della vita è, in parte, un riflesso della volgarità delle nostre anime.)
E continua.
E’ la nostra pigra intelligenza, il nostro affanno di sicurezza e il nostro orrore dell’estraneo, è il nostro gaudente accoglimento di ogni luogo comune, di ogni interpretazione facile, di ogni trivialità routinaria, ciò che volgarizza lo stravagante e misterioso universo che ci circonda.
E noi, Ombre in continuo discioglimento, osserviamo.
Sentirsi invisibili; forse è una sensazione che avete provato qualche volta o addirittura molto spesso: avere l’impressione che la vostra voce venga ascoltata appena, che le decisioni vengano prese senza chiedere la vostra opinione o che il mondo avanzi come su un binario diverso dal vostro senza che nessuno vi prenda in considerazione. Sono situazioni non esenti da un certo pericolo: se non impariamo a dire a voce alta quello che sentiamo o pensiamo al mondo, a poco a poco l’oblio ci inghiottirà, relegandoci in secondo piano, dove finiremo per scomparire. Non possiamo permetterlo; prima o poi si cadrà… O ancora peggio, lasceremo che altri parlino per noi, ritrovandoci a vivere una vita che non è la nostra.
Salvatore prosegue dichiarandosi.
Un proverbio africano cita: “Nella vita incontrerai tre tipi di persone:
- quelli che ti cambieranno la vita;
- quelli che ti rovineranno la vita;
- quelli che saranno la tua vita.
Ci sono momenti infatti, in cui per un errore, più o meno grave, si finisce col cadere, così rovinosamente che, se non c’è qualcuno che ti tende la mano, rimani lì.
Nel mio caso, il Buon Dio, ha voluto porgermi un’altra opportunità, grazie alla Caritas Diocesana. Qui ho avuto la fortuna di condividere questo prezioso dono con altre sette persone, con il mio stesso problema.
Noi, nell’Agape Familiare, abbiamo deciso di unirci, per ritornare ad essere artefici del nostro destino, in sinodalità con la Societas.
Ognuno di noi, in relazione alle proprie capacità, guidato dalla capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, si sta dando da fare, quale volontario. Per dare contributo e ringraziamento, con la propria disponibilità. Al di là della scellerata logica della Tribù, che condanna una persona inciampata, come non più utile.
Tutti, indistintamente, e ugualmente, siamo chiamati all’avventura dell’esistere.