Corno d’Africa: carestia e fame
La prima stagione delle piogge, da febbraio a maggio, ha registrato precipitazioni ben al di sotto la media, insufficienti a rifornire i punti d’acqua e a rigenerare i pascoli. La seconda stagione delle piogge, quelle estive, è stata anch’essa deludente, aggravando la situazione delle famiglie, soprattutto piccoli agricoltori e allevatori che rappresentano la maggioranza della popolazione locale.
Questa tragedia è stata innescata dal fenomeno atmosferico chiamato “El Niño”, un fenomeno climatico periodico che si verifica in media ogni 5 anni e che sta provocando siccità e inondazioni in molte regioni della fascia tropicale meridionale dell’Asia, dell’Africa sino ai Caraibi e all’America Latina. In Africa questo fenomeno, accentuato da politiche di sviluppo non orientate al rafforzamento delle comunità più fragili, dal cambiamento climatico, dall’estrema fragilità delle risorse di cui dispongono i piccoli contadini, dall’instabilità politica e dai conflitti che attraversano molti dei paesi colpiti, ha aggravato notevolmente le già precarie condizioni di indigenza cronica di una fetta ampia della popolazione provocando una catastrofe umanitaria. Anche in questo caso, non sono tanto i fenomeni meterologici in sé che provocano la crisi, quanto le pregresse condizioni di vulnerabilità della popolazione colpita.
Al momento le fonti d’acqua sono pressoché esaurite, i pascoli completamente aridi, si registrano forti perdite dei capi di bestiame e malnutrizione acuta, soprattutto tra i bambini sotto i 5 anni. La situazione attuale nel Corno d’Africa rappresenta la peggior carestia degli ultimi 40 anni. Solo in Etiopia nelle ultime settimane le persone che necessitano di assistenza alimentare sono oltre 18 milionie le previsioni per il 2016 sono estremamente pessimistiche, soprattutto per febbraio e marzo, mesi in cui si teme l’aggravarsi della siccità, oltre che il verificarsi di nuove forti inondazioni nelle zone più aride. Come già accaduto in passato, la crisi è dovuta anche all’aumento dei prezzi del cibo che, anche laddove disponibile, è inaccessibile per un’ampia fascia della popolazione con redditi insufficienti. L’Etiopia e le aree ad essa limitrofe sono tra quelle maggiormente investite dalla crisi.
La Caritas dell’Etiopia e quelle degli altri paesi colpiti hanno fin dai primi momenti attivato la propria rete sul territorio, monitorando da mesi la situazione e predisponendo piani per rispondere all’emergenza con interventi di prevenzione e di assistenza alla popolazione. I Vescovi dell’Etiopia, riunitisi il 22 dicembre 2015 ad Addis Abeba hanno lanciato un appello alla solidarietà internazionale e di denuncia dei cambiamenti climatici e delle loro cause, sottolineando come essi provocano un’ ulteriore pressione sui flussi migratori. Molteplici le azioni in atto e in via di implementazione, non solo di assistenza ma anche di rafforzamento della capacità di adattamento delle famiglie colpite. I principali interventi sono: fornitura di cibo altamente nutritivo a persone affette da malnutrizione, in particolare bambini, donne incinte e madri che allattano; fornitura di sementi resistenti alla siccità, interventi per accesso all’acqua potabile, sostegno all’allevamento (fornitura di animali e di foraggio), sostegno al reddito familiare con interventi per favorire l’accesso al lavoro.
Caritas Italiana è impegnata da anni nell’area con la presenza di operatori e un vasto programma di interventi in seguito alla crisi alimentare del 2011 e alla conseguente colletta nazionale che ha consentito la realizzazione di progetti per oltre 9 milioni di euro in favore di centinaia di migliaia di persone. Per questa nuova emergenza ha stanziato ulteriori 100.000 euro a sostegno degli interventi delle Caritas locali e di altri organismi impegnati nella risposta all’emergenza.
Dopo il Sud Sudan anche in Somalia è stato dichiarato lo stato di carestia, che vuol dire rischio di morte per fame. Se in questi due paesi – insieme alla parte Nord occidentale della Nigeria – ci sono le situazioni più gravi, la crisi investe anche altre zone del Corno d’Africa, dell’Africa orientale e meridionale. La rete Caritas in Africa da mesi sta potenziando gli interventi per la sicurezza alimentare delle comunità con particolare attenzione alla fasce più vulnerabili (minori, donne, malati), ma l’entità dei bisogni è tale da richiedere con urgenza un impegno ulteriore e una solidarietà internazionale che purtroppo sino ad ora non è stata sufficiente. “In questo momento è più che mai necessario l’impegno di tutti a non fermarsi solo a dichiarazioni, ma a rendere concreti gli aiuti alimentari e a permettere che possano giungere alle popolazioni sofferenti”. È l’accorato appello di papa Francesco all’Udienza dello scorso 22 febbraio che Caritas rilancia con forza, per evitare che si resti indifferenti davanti a questa drammatica crisi e si ripeta quanto accadde nel 2011, quando morirono per fame 250.000 persone.
“Proprio per evitare che simili situazioni si ripresentino ciclicamente – sottolinea don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – è indispensabile che, accanto alla risposta umanitaria, vi sia un impegno ad agire sulle cause della crisi: guerre, erosione dell’ambiente, cambiamento climatico, politiche economiche a vantaggio delle grandi corporazioni e a svantaggio dei piccoli agricoltori e delle comunità rurali”.
Caritas Italiana, grazie alla solidarietà di singole persone e comunità e i contributi della CEI per il Sud Sudan dai fondi dell’8×1000, ha già stanziato oltre un milione di euro a sostegno di interventi in molti dei paesi colpiti. Le azioni principali riguardano: distribuzione di cibo, rifornimento di acqua, assistenza ai malati, soprattutto a quanti sono debilitati dalla malnutrizione, distribuzione di kit di emergenza, sostegno ad attività produttive, attività di promozione della pace. Particolare attenzione viene dedicata al rafforzamento della capacità di risposta e adattamento della comunità colpite dalla crisi. I paesi d’intervento sono quelli della regione del Corno d’Africa, compresi Kenya e Etiopia, il Sud Sudan, il Sudan (Darfur e Monti Nuba), il Madagascar, il Malawi, lo Zimbabwe, la Nigeria, il Burundi, ed altri paesi come la Repubblica Democratica del Congo, l’Uganda, il Rwanda, la Tanzania che accolgono profughi sud sudanesi e burundesi. Le necessità purtroppo crescono costantemente e per questo Caritas Italiana rilancia un appello alla solidarietà concreta a fianco dei fratelli e le sorelle colpite da questa tragedia per continuare a rispondere ai bisogni immediati e per avviare attività di prevenzione.
Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:
• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119
• Banca Prossima, piazza della Libertà 13, Roma – Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474
• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113